mercoledì, agosto 04, 2004

 
Come delle contrazioni troppo ravvicinate, proprio in questo modo.
Il cielo cerca di mandare segnali luminosi, verso di noi.
Probabilmente ulri di terrore, messaggi di aiuto. Che noi non comprendiamo.

Una casa vuota, Crossing Jordan, che rimbomba, leggero elggero per la casa.
Un'aria soffocante, spezzata da un soffio umido di vento che arriva dalla finestra, anche lui con il suo messaggio di pioggia. Sperata, chiamata e desiderata.
Un canto. In attesa di un solo canto, quello della pioggia, lacrime di un cielo che non sa piu come dirci quanto sta soffrendo, quanto si sente escluso da tutto.

Schizzi bianchi elettrici, leggermente rosa, che non fanno che farmi tornare in mente le giornate a Monaco di Baviera, le ore in attesa al museo per vedere gli esperiemtni sull'elettricità...uno spettacolo meraviglioso di cui ricordo solo i colori e le spigazioni incomprensibili dei fisici tedeschi.
Tutto questo, su un panno di velluto bluastro, anche lui indeciso su quale colore inclinare: blu notte? Viola scuro?

Poi il blu mi catapulta a sabato sera, chiusi nella mini cooper rossa che arrivava da Roma, solo per raggiungere - e perderci- nei pressi di Solaro, mentre si tentava invano di raggiungere un locale, che sarebbe poi stato pieno, che ci avrebbe accolti dopo un'attesa interminabile fino a mezza notte.

Il cielo sembra proprio sul punto della rottura.
Come se si stesse tenendo dentro tutto, in attesa di piccolo segnale,
minimo, questione di secondi,
Il principio della fine e l'inizio di tutto.
Forse basta spalancare la finestra, affacciarsi e dire "wow, che bei fulmini"
E tutto finirebbe, o tutto potrebbe inziare,
dipende dal punto di vista.
Una crepa, una ferita aperta, leggera e pronta al collasso.




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