sabato, ottobre 29, 2005

 
I met the man of my life. but he is gone. gone away

stavo rubando la sciarpa alla mamma di Irene.
ho offerto il pranzo ed era la prima volta che lo facevo. e mi è piaciuto :)
ho una "pins" nuova che "se la perdete vi uccido".
ho rivisto corso como dopo tanto tempo, e scoperto una chicca su martina stella e la fotografia per i jeans della levis.
ah, ho visto la mostra in triennale su keith haring. e ho scoperto che ci sono piu quadri dal titolo "untitled" di quanti potessi immaginare.
ho mangiato fusilli con speck e zucchine e se mia amdre sapesse che ho mangiato zucchine probabilemnte si arrabbierebbe un pelo e inviterebbe Irene a vivere da noi tutto l'anno....dato che le zucchiene a casa non le mangio mai. mai. mai.

"The Marriage of Heaven and Hell" questo è titolo dell'opera di haring che Petit usa in un suo balletto. che ovviamente si intitola come l'opera :)

venerdì, ottobre 28, 2005

 
c'è giovanni allevi, con le sue tredici dita.
e non so ancora bene se mi spinge con dolcezza piu in profondità nel mio squarcio queotidiano o se mi sta sollevando tirandomi per le orecchie.

in ogni caso il cd continua a girare. e il tempo si perde.
e sì questo cd sarà tra i primi a venir caricato sul mio futuro Ipod....

è l'autunno. che nasce dentro.
me.
dentro me.

giovedì, ottobre 27, 2005

 
forse su questa casa è calata una coperta.
di quelle fatte a maglia, dalle mamme per le figlie. magari di quelle tutte colorate, per l'inverno, con i quadroni. di quelle fatte con i ferri e l'olio di gomito. quelle che inizi e non finisci piu se non dopo anni e anni.
e la coperta inizia a tenere caldo, a prepararci verso l'inverno che arriva.

io ho perso la voce. nascosta sotto questa grande coperta, mi sono messa in un angolo, per non vedere nessuno e cercare di sentire la mia voce. ma la bocca si apre, le labbra...tremano e la lingua si sforza di mettersi al posto giusto.
quella mano sulle labbra, quel pomeriggio, e quei pomodori
e al buio la mente gioca brutti scherzi, Morfeo non mi fa piu visita come di consueto e il giorno diventa una sera eterna. con la stanchezza che pesa sulle spalle e l'agenda vuota. vuota di tutte le cose che devo fare. dovrei fare.

e la notte. la notte rimane un grande palco scuro. senza riflettori fastidiosi ma con una piccola luce ambrata. nella presa della corrente che parla tutta notte.
e le visite dei sogni, in cui braccia abbronzate mi abbracciano. e l'alta marea ruba gli asciugamani.

la sera prima di dormire c'è pennac. un capitolo solo. per tenerlo con me piu a lungo. e le fotografie -"le ultime sono migliori"-, e sì, la mia camera oscura che con fatica so riuscirò a mettere insieme.
e forse, forse sarà papa. per un attimo tornerà quello di una volta. e forse ci spero troppo. troppo.

I will try not to breathe
I can hold my head still with my hands at my knees
These eyes are the eyes of the old, shiver and fold

I will try not to breathe
This decision is mine. I have lived a full life
And these are the eyes that I want you to remember, oh

lunedì, ottobre 24, 2005

 
e se stessi bagliando tutto? tutto senza accorgermene. se vivessi inconsapevole di tutto? come se dentro tutto fosse diverso, o fuori, fuori tutto stesse accadendo in modo totalemnte divero da come lo vedo io? se il giorno fosse notte e io ancora non lo avessi capito? se stessi vivendo al vita sbagliata? con le scarpe e gli occhi sbagliati? se queste lacrime che non sanno scendere volessero dire qualcosa? se non sentissi davvero la voce di nessuno? se i miei sms fossero solo vani? lasciati al vento di notti freddi? notti in cui la luna non esiste, ma solo questi occhi che ho semrpe creduto verdi la vedessero, notti in cui cade una pioggia leggere che accarezza il viso e che magari in realtà pugnala, lenta ed inesorabile. no, niente spazi. niente "a capo". nienti di niente. è come il limone oggi. e sto in equilibrio, senza volerlo solo grazie a quella dama dalla pelle lunare. solo grazie a lei. e all'ilusione della pioggia.

e sento il sapore delle lacrime. le mie. dentro. bruciano scendendo. e cicatrizzano, lente.

 
ed è solo spazio.
aria inquinata
sotto i piedi.
metri cubi pieni e vuoti
bianco e nero
sotto i piedi.

altezza
vuota.

luci spente
e
freddo sotto i piedi.


già. ho lo voglia di fare una delle cose piu impossibili del mondo. o almeno, in parte.
vorrei poter trovare tutti quei metri di aria sotto i piedi.
già, trovare la vertigine su un tetto.
per stare lì, con la paura nelle vene e la libertà negli occhi.

sì, solo i piedi con sotto nulla. niente.
per una volta.
o forse più.
sì, solo un metro quadrato per sedermi. con i piedi che non hanno più terra sotto, ma solo aria. solo una gran massa di aria.
e le luci, luci di una vita sotto che scorre come un fiume in piena.
auto. luci. fari colorati.
e il buio sopra a tenere compagnia.


"She no longer cries to herself,
No tears left to wash away
Just diaries of empty pages,
Feelings gone a stray.

'Till everything burns
While everyone screams
Burning their lies
Burning my dreams
All of this hate
And all of this pain
I'll burn it all down
As my anger rains
'Till everything burns"

[anastacia - everything burns]

sabato, ottobre 22, 2005

 
l'altro giorno a lezione mi è venuta voglia di vivaldi. e sorridevo mentre dentro sentivo l'arrampicarsi di questo desiderio sonoro.
e ora il solletico di questi desideri è una compagnia giornaliera.
e forse non è neanche la prima volta che mi capita, la voglia di ascoltare suoni che in raltà non possiedo. e forse neanche esistono. e allora metto su i sugur ros (quelle del penultimo album) e manca ancora qualcosa. provo con i belle & sebastien, e ancora non saziano come vorrei. e allora penso che forse se avessi l'ultimo album, takk, tutto sarebbe diverso.
oppure l'album dei the long winter. ma basterebbero?

intanto è la terza volta che il pc mi regala hide and sick. ed è leggera, leggera. ed è un dono. allora è ancora piu dolce.

e mi rendo conto che se solo avessi la domanda giusta da porre.
ma forse è una misera illusione. già.
è che mi piacerebbe. sì, avere la domanda giusta da porre. a te. proprio giusta, giusta. così che dovresti per forza rispondermi, e il silenzio non basterebbe mai. mai.
o la frase giusta, pesante tanto quanto basta e dolce. da porterti scrivere, per far tornare il sorriso su quelle labbra.
ma non ho mai nulla di giusto.
la voce è sempre troppo alta.
i silenzi troppo pesanti.
e la mia riservatezza spaventa sempre di piu.
no, poco di giusto. e se non fosse per Maude, penserei di essere totalmente sbagliata. e diventerei pesantemente penosa.

però so che prima o poi troverò le aprole giuste. già.
troverò gli ochi giusti per porre la domanda giusta.
e avrò la risposta. quella che aspetto.

hide and seek, riparte, da capo. ancora.

giovedì, ottobre 20, 2005

 
ho fotografato le candele.
ho visto la fede degli altri e pensato alla mia. al mio buio. alla mia mano vuota.
e tutta quella genta lì dentro sentiva un abbraccio, delicato. vedevano in quella luce soffusa il suono di una preghiera vicina. e in quel silenzio loro trovavano una consolazione.
un momento di pace.

e io c'ero quasi riuscita. quasi. ci stavo riuscendo a piangere.
e non è stato merito di quella preghiera. perchè sì, ho pregato.
non per me. l'ho detto a Dio. che io non meritavo di attaccarmi a lui neanche per un secondo. le mie parole erano da parte di altri.
perchè se la nonna avesse potuto ci sarebbe andata. e allora io ho tirato fuori di tasca 0.80 centesimi. ho preso una candela e ho trovato un posto per accenderla. e ho trovato un posto, per abbassare la testa e salutare Dio. a nome della nonna, della mamma. e di quelli che avrebbero, sì, di quelli che avrebbero voluto pregare.

e quasi ci ero risucita a piangere. un poco.
ma nulla.

io ho trovato riparo dalla pioggia.
io ho trovato una casa di silenzio.

lunedì, ottobre 17, 2005

 
appunti cinematografici. veloci pazzie

è il migliore, tra la finestra di fronte, le fate ignoranti e cuore sacro.
sì, cuore sacro è il migliore.
i riferimenti, alla religiorne (la figura di san francesco e della rinuncia ai beni), all'arte (la pietà, di michelangelo, vivente in quella camera) sono tutto.
la musica, i silenzi e la musica che giocano insieme. e il cuore, il cuore che batte, il cuore quello sacro che rilascia luce e calore e al quale non si puo piu rinunciare. una volta sentito.
i colori, e quegli occhi. quelle immagini, quelle fotografie di occhi bellissimi.
magari anche brutti, magari spenti. ma bellissimi.
erano occhi così veri.

mi è piaciuto. molto. e sì "a te sicuramente piace". ed è stato così. ottima profezia, fabrizio.
mi è piaciuto.
e lei, barbara bobulova, quel 'miglior attrice' è meritatissimo. ha in se l'orgoglio del mondo e la pietà del cuore. ha occhi che parlano, quella donna.

e no, la critica di valerio caprara, apparsa sul mattino, è infondata. lo spogliarello non è uno spogliarello. è l'ennesimo omaggio. alla religione. il piu forte tra tutti i riferimenti. e la petulante biondina, non è solo una riapparizione fastidiosa. no, non sono d accordo.
e non sono degli optional tutte queste citazioni. certo neanche encessarie. ma preziose, sì, preziose.
le ho apprezzate, come lo sforzo di mostrare una carità che sì...una carità, che è difficile da mettere in pratica.

il film è uno sforzo, come lo sforzo vano che la carità oggi rappresenta. perchè è così, come l'immagine delle catacombe. e del discorso di padre carras ad irene.
da vedere. anche per quelli che magari non hanno amato 'la finestra di fronte'.
un possibilità, io la darei :-)

domenica, ottobre 16, 2005

 
la mamma è a venezia.
"mi ha fatto piacere. che eri alla partita. e che ridere....valerio ad un certo punto mi fa: -ma chi è il ragazzo con la macchina fotografica?-".
e nel mezzo della partita, mamma chiama.
dal caffè florence.
ride e dice che se vedo venezia io non torno piu a casa.
e ci ride su.
chiedo il perchè. ed è bello sentirla ridere al telefono.
da così lontano. che poi tanto lontano non è.
e dice che sì, quello è il mio ambiente. che se ci vado non torno più. non torno più davvero. per sempre.

e a venezia va a bere al caffè florence.
la mamma.

giancarlo fa un canestro da tre. maura scatta fotografie e finsice il rullino. marco si prendo un pugno e torna a casa con un occhio nero. sexy. la zia lucia si arrabbia "tutte a te succedono".


apro il libro. lo inizio adesso, mi dico.
e dentro la pancia si sente una strana energia. il calore del the che scende lento e l'emozione.
di un nuovo libro che si sbuccia tra le mani.
che si scrive sotto gli occhi.

sabato, ottobre 15, 2005

 
era da tempo che non mi succedeva.
maledette mani che non sanno fare il loro dovere.

venerdì, ottobre 14, 2005

 

fabrizio viene a milano. e le giornate quì, sono così. molto ottobre. gicche di velluto nere, scarpe e stivali che risuonano in quei lunghi corridoi. la gente che non ti risponde, le borse di furla. i militari che non si laureranno mai perchè attraversano il chiostro e le lezioni di storia dell'arte medioevale. e sembra di essere li da sempre, mentre si aspetta di uscire da quell'aula 126. vismara. poi le lezioni di letteratura italiana e il crocefisso che ti guarda da la sopra. e Dante, che è personaggio ospite di tutte la lezioni. il velluto nero che si incontra per caso. via orazio. porta ticinese. colonne di san lorenzo. gemelli. chiostri vista da sotto e vista da sopra. gente che gira in senso orario l'ambulacro 1 e che lo percorre in senso antiorario. poi ci sono i treni delle 8.40 in cui non si respira e gli uomini adulti giocano al cellulare. le mamme che preparano i matrimoni dei figli. e sì, anche le nonne che ti schiacciano e non ti lasciano muovere. poi le foto. "quelle storte" che non tutti capiscono.
capire, cosa c'è da capire?
poi c'è il duomo. il mcdonald con i principi e i truccatori. il castello. il fotografo curioso.
le ombre su quella terra grigia. grigia. e i segreti con gli scalini che prima o poi saliremo.

m i m a n c h i

domenica, ottobre 09, 2005

 

e io ci avevo creduto, ancora una volta.
poi davanti ad uno specchio ho detto basta. sussurrato. così che solo io potevo averlo sentito.


sono solo pensieri sparsi i miei. quelli di tre ore al buio di un teatro. quelli nati dopo un mercante di venezia così. come ogni volta dopo una coreografia di ek. come ogni volta che un po' di aria nordica tocca l'anima. come dopo ogni teatro. come ogni dopo domenica. e allora penso che forse potrei togliere i commenti dal blog. penso che potrei slo scattare foto, per un po'. solo foto. penso che i ravioli con ripieno di speck, serviti con mirtilli e cannella sono il massimo. penso che mi piacciono i ristoranti minimalisti, in cui le portate hanno tre ravioli. penso che voglio il concerto di lorenzo. penso che la fata dentro di me, per un po' nn ci sarà. penso che dentro di lacrime non ce ne sono al momento. penso che quel passo a due era bellissimo. quel bacio che mi ricordava molto de "le parc" di prejocaj è bellissimo. geniale.
penso che l'aria della svezia alla famiglia Ek ha fatto molto. molto. molto. bene.

venerdì, ottobre 07, 2005

 
"Presto ti parlerò di un progetto che mi sto inventando: se andrà in porto ti vorrei coinvolgere culturalmente, perché sento che hai stoffa. Che ne dici?"


si sa come funzionano queste cose.
è sempre e solo questione di arrivi e partenze.
poi ci sono quelli che sanno fermarsi. regolarmente. ogni tanto.
proprio per stare accanto a quelli che gli arrivi e le partenze li vedono solo dalle stazioni, quelli che ti portano e poi sono lì, al tuo ritorno.

ma i viaggiatori veri, quelli negli occhi hanno l'infinito. loro hanno il mondo nelle vene.

ma quelli come me, sono così, insaziabili. nel loro piccolo.
l'infinito lo vedono negli occhi degli altri. in attesa di vederlo nei propri.
nelle speranze, dentro, deep inside. forse sì.
ed è stato abbastanza figo fare il viaggio di andata così. come è stato.
senza orari. senza certezze. senza sapere se e quando si sarebbe arrivati.
come compagni di viaggio quei due occhi e quei capelli che si erano incontrati prima. sotto le arcate. della centrale.
perchè "celestino" non mentiva.
e il loro sguardo aveva un messaggio per me.
già, celestino non mentiva.

e poi io ho semrpe quella strana sensazioni. nei viaggi. in treno.
che le persone che ti stanno accanto, bhe, siano famigliari.
ed ogni viaggio è diverso, ma ogni volta i visi sembra di consocerli, come se si diventasse istantaneamente parte di una storia. un istante, una sola pagina di un libro.
ma insieme, capito di una storia.
di quelle parallele che si formano all'incrocio delle vie.
e sopra questo crocievia le nuvole sono splendide. da foto.
già, da foto che non scatterò!

scritto su una pagina bianca, verso quel di Ronco Scrivia" il primo di questo mese, anno del signore 2005.
la foto.
è mia.

sabato, ottobre 01, 2005

 
"...il pensiero corre..."

per un secondo. solo uno.
c'era il vento ad accarezzare la notte. e la musica in macchina.
gli alberi danzavano a terra, nell'asfalto.
per un secondo ho avuto un mancamento. perchè camminavo troppo sul bordo.

allungo la mano, abbasso la musica.
rotonda quadrata

e non alzo gli occhi. ma so che lì c'è la luna. fine fine.
troppo fine. troppo.
e per un secondo ho quasi sentito quella silenziosa goccia salata.
ma era solo un'illusione.
folle.

chissà dove sarà,
chissà dove saranno quegli occhi che tanto mi stanno aspettando.

intanto le stelle si riempono di lumini.
di una sola candela, ma shsh. non dire nulla.
no, non dire nulla.

guardami, già ascolta la mia voce:
s i l e n z i o

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