mercoledì, novembre 24, 2004

 
Carla Bruni continua a girare,
leggera e evanescente come solo il francese sa essere.
Alle volte così assordante da dovermi fermare, così ipnotizzante da dover abbandonare qualsiasi cosa, per assaporare sulle mie labbra le sue parole.

E queste ballerine che invadono la mia vita ogni istante.
Queste silfidi che sembrano essere in ogni dove, con i loro sorrisi nel caldo della portineria di una teatro, immortalate nelle foto che semino in giro.

Questo cielo, che ogni sera sembra regalare colori nuovi.
Gli occhi chiusi all'orrizzonte che nascondono un giallo fuoco.
Con gli alberi che impediscono al cielo di arrossire sotto il mio sguardo.

Tutto questo tempo che corre e nn si fa sfiorare,
tutto questo dire che alla fine finisce per perire,
nel mezzo di una stanza
o
sul cilio di una strada.
La mia mano che scivola veloce
nell'aria alla disperata ricerca di corpo
reale e solido.
L'irresistibile attrazione per qualcosa
che non conosco
e il sonno stanco di essere usato che scappa lontano.
Il gesso che si fa piu secco al sole,
liscio come il raso che scivola sulla pelle
del viso,
freddo.

Le voci di persone che sembrano fantasmi,
l'egocentrismo del mondo che in ogni istate cerca di soffocarmi.
e quel bacio,
che tanto sogno.
Il calore di una pelle di pesca che mi accarezza,
il pallore di unos guardo nuovo
che
esce dall'oscurità.
La caduta di una nuvola, davanti ai miei piedi,
mentre ad occhi chiusi vago nella luce di una musica che non è mia.

Fuori dalle corde, fuori dal mondo e fuori dalla realtà.
I disegni senza colori,
le porte senza maniglie
il principio senza la fine
il perchè senza un come

Solo la pioggia,
che cade
leggera e gelata
da un cielo che sembra non volersi accorgere di me.

Il bisogno di sentire che qualcuno mi comanda
che qualcuno finalmente si prendere la briga di farmi fare un passo
in avanti.
Una lettera, anonima che mi dica chi sono.

La mia voce che riesca a schiaffeggiarmi, per farmi tornare dentro di me.

quello che vuoi, lo hai in mano.....quello che desideri, basta saperlo chiedere

Tutto sommato ci sono, tutto sommato sono in piedi.



 
Ieri sera ho scritto una lettera a Simone.
Come se non fossi io a scriverla, la penna ha scivolato così velocemente sul foglio....
Questa mattina l'ho piegata e chiusa in una busta arancione.

Piena mi malinconia, la spediro in questi giorni.
Invece di spedire saluti e abbracci gli ho solo rubato, minuti.
Regalato un silenzio pieno di me.



sabato, novembre 20, 2004

 
Tanti pensieri dentro,
come sempre,
poche parole
intelligenti,
fuori.

--> "Non cado mai a pezzi perchè non sono mai intero" Andy

..:: Grazie Ale!

giovedì, novembre 18, 2004

 
Il ricordo vano di
un bacio
lontano.
Il profumo di un
amore
dimenticato.

Sulla pelle
il leggero sospiro
di un nome,
il silenzioso
scivolare
di movimenti.

giovedì, novembre 04, 2004

 
Come alla perenne ricerca di qualcosa, come se fosse il vento ad urlare di dolore mentre la pelle sanguina nera.
Come se solo io sapessi un tremendo segreto,
e lo avessi smarritodurante la strada.

VITA TRANQUILLA la mia, così mi dicono le parole.

Tranquillo, felice, quale è il significato di queste parole? Chi davvero è felice? Chi davvero non lo è?
Poi cosa è questa agogniata felicità? Cosa si nasconde dietro queste otto lettere? F E L I C I T A'?!

Come un mare chiuso in una conchiglia, non si spiega le correnti,
Io chiusa in una mano che è la mia sono alla vana scoperta
di un viaggio.

Lunghi corridoi
silenzi velati di sospiri.

Un ultimo bacio
di cui non ricordo
il sapore.
Ma non è nostalgia di un
amore lontano che ho
dimenticato.
Non è il ricordo di
una passione
spentasi nella
sabbia.
Ora è come se tutto fosse solo un disegno a carboncino, nitido nella sua incompiutezza, triste nella sua marcia.
La mano trema, l'cchio cade.
Le parole a me escono sempre così male, sono sempre in perenne lotta con il loro colore. sapore.
Alla ricerca di un sangue che lascia solo traccie e di un messaggio che cada dal cielo, Raccolgo foglie, come se nulla fosse mai cambiato sopra quella pozzanghera ancora bagnata.
Non è la nostalgia di qualcosa che si è consumato,
Non è il lucido ricordo di una canzone che troppe volte
ho ascoltato.
E' quello stato di necessita, sono quelle aprole di burro.
Quel profumo che non si riesce a dimenticare, quella volgia dentro, di essere raccontata,
il desideerio disilluso di essere modellata ancora
una volta.
Vento, distruggi quello
che non sono.
Disegna altrove quello
che sono.
Il bisogno spaventoso di essere presa a due mani,
di essere spodestata di me stessa,
di gelare difronte all'essere che sono.
Di concepire concettualmente che qualcosa che
non cade
nel mondo c'è.
Voglio rincorrere ancora un sogno credendoci veramente, voglio non raggiungere nessuna cima.
Volgio camminare fino ad un prato verde umido e bagnato.
Sedermi e scoprire di aver caminato in un unica direzione.
Ed aver perso la strada.
Apro la finestra come se solo dal freddo
pungente di una giornata calda
possa nascere un briciolo di consapevolezza.
Voglio una fata
che ricomponga
pezzo per
pezzo quello
che non sono.
Cerco una mano
che mi si appoggi
sulla spalla per
farmi tornare
dal regno
di Morfeo
Ho bisogno di una
voce
che mi chiami
a gran voce.
Rincorro un sogno che
secondo dopo secondo
si fa trasparente.
Gocce di limone
e
Baci d'ambrosia

lunedì, novembre 01, 2004

 
Barattolo dei biscotti difianco alla tastiera.
Uther sul divano che dorme umidicciolo.

Piu o meno, è la situazione attuale, fino ad ora ci siamo mangiati canestrelli uno dietro l'altro, io e il cane insieme: cio che è mio è anche suo.
Appena tornata dal mare, che coem sempre sotto la pioggia e senza creme abbronzanti è veramente piu bello.

Ho pensato alle solite persone, ho lasciato che i miei pensieri ragiungessero anche altri visi...ho ricevuto venerdì in serata una telefonata meravigliosa, la quarta -se i conti fatti non sono sbagliati- dalla stessa fantastica persona.
Ho visto Ale, Max e Luca giocare a biliardo.
Mentre a gambe incrociate cercavo di capire come mai, solo con loro, riuscivo a sentirmi così bene. Quattro chiacchere con la persona giusta, la mia solita insolenza, e i suoi soliti sorrisi.
Ho detto quello che da mesi, cercavo di dirgli...e si è scoperto che gia lo sapeva.
Sono rientrata alle 2.03.
Sabato sono partita, viaggio in piedi, e con Baricco tra le mani. Visi strani, vite particolari e monotone, come solo sui treni si possono incontrare.
Il mare, visto da lontano, e attraverso il finestrino di un treno in corsa sopra Camogli.
Ho rivisto i nonni, dopo tanto.
Il nonno che mi ha fatto fare le partenze in salita con la sua macchina, la nonna che di nascosta mi ha messo 50 euro nello zaino.
E poi i canestrelli, che mi ha messo in mano prima di partire, quando al solo pensiero mi veniva il magone.

Due sera, piene di pioggia, e un pomeriggio davanti al mare.
Con il suo grido e la sua preghiera, con la pioggia che cercava di interromperlo. e Poi i piccoli silenzi, tra un onda e l'altra, il silenzio nascosto tra goccia e goccia.
Milioni di pensieri, a persone lontante e vicine. Messaggi che avrei voluto scrivere e che ho solo immaginato, dolcemente, mentre al caldo delle coperte, la pioggia insistente mi coccolava.

E ora, dinuovo a casa.
Davanti al pc, per cercare di tornare alla normalita di sempre.
Ho letto di Irene, con piacere, tanto, come sempre.
11 mail da leggere e 11 a cui rispondere.
La scala, che non mi risponde e un invito per essere a Torino tra due sabati.

I canestrelli sono finti.
Uther ne ha mangiati piu di me...o forse cerco di convincermi che sia stato lui a mangiare tutti quelli del barattolo.

Lui torna a dormire sul divano e io cerco di tornare in fase, cercando di ricordare quanto era bello sussurare battute venrdì sera tra il fumo e la coca, ricordando quanto la voce di Simo, sembrava vicina e calda al telefono.


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