giovedì, novembre 04, 2004

 
Come alla perenne ricerca di qualcosa, come se fosse il vento ad urlare di dolore mentre la pelle sanguina nera.
Come se solo io sapessi un tremendo segreto,
e lo avessi smarritodurante la strada.

VITA TRANQUILLA la mia, così mi dicono le parole.

Tranquillo, felice, quale è il significato di queste parole? Chi davvero è felice? Chi davvero non lo è?
Poi cosa è questa agogniata felicità? Cosa si nasconde dietro queste otto lettere? F E L I C I T A'?!

Come un mare chiuso in una conchiglia, non si spiega le correnti,
Io chiusa in una mano che è la mia sono alla vana scoperta
di un viaggio.

Lunghi corridoi
silenzi velati di sospiri.

Un ultimo bacio
di cui non ricordo
il sapore.
Ma non è nostalgia di un
amore lontano che ho
dimenticato.
Non è il ricordo di
una passione
spentasi nella
sabbia.
Ora è come se tutto fosse solo un disegno a carboncino, nitido nella sua incompiutezza, triste nella sua marcia.
La mano trema, l'cchio cade.
Le parole a me escono sempre così male, sono sempre in perenne lotta con il loro colore. sapore.
Alla ricerca di un sangue che lascia solo traccie e di un messaggio che cada dal cielo, Raccolgo foglie, come se nulla fosse mai cambiato sopra quella pozzanghera ancora bagnata.
Non è la nostalgia di qualcosa che si è consumato,
Non è il lucido ricordo di una canzone che troppe volte
ho ascoltato.
E' quello stato di necessita, sono quelle aprole di burro.
Quel profumo che non si riesce a dimenticare, quella volgia dentro, di essere raccontata,
il desideerio disilluso di essere modellata ancora
una volta.
Vento, distruggi quello
che non sono.
Disegna altrove quello
che sono.
Il bisogno spaventoso di essere presa a due mani,
di essere spodestata di me stessa,
di gelare difronte all'essere che sono.
Di concepire concettualmente che qualcosa che
non cade
nel mondo c'è.
Voglio rincorrere ancora un sogno credendoci veramente, voglio non raggiungere nessuna cima.
Volgio camminare fino ad un prato verde umido e bagnato.
Sedermi e scoprire di aver caminato in un unica direzione.
Ed aver perso la strada.
Apro la finestra come se solo dal freddo
pungente di una giornata calda
possa nascere un briciolo di consapevolezza.
Voglio una fata
che ricomponga
pezzo per
pezzo quello
che non sono.
Cerco una mano
che mi si appoggi
sulla spalla per
farmi tornare
dal regno
di Morfeo
Ho bisogno di una
voce
che mi chiami
a gran voce.
Rincorro un sogno che
secondo dopo secondo
si fa trasparente.
Gocce di limone
e
Baci d'ambrosia

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