martedì, febbraio 01, 2005

 
Piu velocemente di quanto pensavo tutto quello che ho dentro sembra espandersi, come una piccola goccia d'olio gialla e scura che si lascia trasportare in ogni direzione, fino a diventare una grande patina oleosa e inconsistente.

Tutte le sensazioni, le folate di vento, il chiaro del cielo, la musica lasciata libera, le voci confuse, il caldo e il freddo delle aule, i sorrisi forzati, i saluti attesi e verificati, le occhiate nascoste.
Tutto quello che da due ore mi tengo dentro, sperando di buttare nero su bianco da qualche parte, sembra fuggirmi.
Cat Stevens nelle orecchie si porta via parte di quello che sono oggi.
Ho corso e sono passata con il rosso a Bollate per poter arrivare prima qui, per poter intrappolare tutto questo in pugno.

E stringere le dita, fino al dolore.

...ma questo sparire, allargarsi, sbiadirsi di tutto, non è poi male.
Le ho vissute, veramente, con il silenzio, gli occhi bassi e la voce mozzata che mi caratterizza. Ma io c'ero.
E tutta questa libertà, il film saltato perchè non mi andava, le cazzate con la macchina, il freddo da pinguino in aula gradinate per vedere il film con Evan.
Le sciarpe viola e quelle verdi bellissime, le scarpe della Glenda, i baci di Giulia e Stefano. Le carte a terra, e la porta aperta che lascia entrare fumo.

Oggi tira vento, tanto. Il cielo è blu, quel blu disperato di nuvole che corrono e giocano a rimpiantino.
Ci sono foglie che ancora rotolano solitare nel giardino sotto la scuola. Ci sono rami spogli che danzano e si dondolano a vicenda senza che io sia li a gurdarli. Ci sono le aule calde, vuote e prive di suoni.
C'è il silenzio che terrorizzava il piccolo musicista abbandonato dalla vita.
C'è il silenzio dentro, pieno di musica, voci e urla di vento.
Dentro di me.


dentro
dentro
dentro
dentro
dentro
dentro
dentro


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