venerdì, marzo 04, 2005

 
Raccontare quattro giorni a New York non è semplice.
Non lo sarebbe neanche se fossero solo due.

E poi, forse solo che ci è stato puo capire. Non è per fare la snob o che...ma New York è come una malattia.
Prima di tutto o la si ama o la si odia (sì, come le superga). E o ti entra dentro o ti scivola sulla pelle come niente.
Per cui, direi che alla domanda, semplice e basilare, NY ti è piaciuta?
Risponderei, sì, moltissimo. E dentro forse mi salirebbe anche un po di nostalgia. Per tutto il caos organizzato ed affascinante, per il freddo tremeno, per i cinesi e giapponosi che gestiscono caffe e ristoranti. Per tutti i neri, che ti trovi agli angoli e ti squadrano dalla testa i piedi, per tutti i senza tetto che dormono sulla 5°. Per tutti i tipi strabi, per tutte le ragazze alte due metri, e per tutto quelle che hanno sei chili in piu.

Ma la nostalgia forse è per il compagno di viaggio, a cui il mio pensiero vola ogni volta che vedo un pezzo di questo viaggio. Anche davanti a tutta questa neve, che ricorda tremendamente il nostro arrivo alla grande mela: la tormenta di neve che ci ha investito, e ci ha fatto gelare le ossa.
E poi, abbiamo vissuto quattro giorni, spalla a spalla, sotto il sole, sotto il freddo, in taxi e davanti all'entrata del 890 Broadway.

Siamo stati benissimo, davvero. Sì, i primi giorni qualche silenzio imbarazzante lo abbiamo creato, ma poi è stato tutto così semplice e naturale. In aereoporto l'ultimo giorno, siamo arrivati all'apice della confidenza, tra prese in giro e sorrisi sotto banco.

E ammetto di aver desiderato che il tempo si fermasse. Lì a JFK, tra momenti di toatel delirio e momenti di totale caos, tra voli spostati di gate e cose varie.
Volevo che tutto si fermasse, perchè tornare significava essere a casa, sola. Ancora una volta. Io e miei nemici, come direbbe mio fratello.
Perchè in Fabrizio, ho trovato un amico. Io almeno è questo che ho sentito. Ed è sempre così incredibile quando trovi una persona a cui riesci a dire tutto: che sembra proprio capire tutto.

Sicuramente qualcosa ci leghera per sempre.
L'auduzione, ero lì con lui. Fuori al freddo ad aspettare che lo chiamassero. E sempre fuori al freddo ad aspettare che l'audizione finisse. E poi me lo sono visto davanti, dopo due ore di attesa, in cui il cuore ha smesso e ripreso di funzionare piu volte, in cui ho pensato a tutto.
Bhe, mi si è parato davanti con un sorriso, del tipo "non ho capito...ma...non ho veramente capito...ma sono stato preso!"

Ebbene, sì. Ecco quello che aspettevate: Fabrizio è stato scelto, per L'American Ballet Theatre, su novanta ragazzi è stato scelto lui e altri due (di cui uno, sembrava il fratello minore di Ethan Stiefel).
Mancano ancora due audizioni per l'ABT (una a Chiacago e una a LA) e per cui non hanno potuto dargli nessun contratto sicuro. Ha ricevuto però, i complimenti dal direttore. Complimenti a lui e alla scuola della Scala.

E io ero lì....


Qualche foto l'ho inserita sul blog Lotus http://lotusprova.blogspot.com

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