martedì, luglio 19, 2005

 
Don't talk of love
Well I've heard the word before
It's sleeping in my memory
I won't disturb the slumber
Of feelings that have died
If I never loved I never would have cried

I am a rock
I am an island

I have my books
And my poetry to protect me
I am shielded in my armor
Hiding in my room
Safe within my womb
I touch no one and no one touches me

I am a rock
I am an island

And a rock feels no pain
And an island never cries


il vento fuori urlava. ma a me non faceva paura.
urlava dentro, nella pancia. mentre chiamavo la pioggia con la mente e con il cuore. perchè tanto di lacrime io non ne verso, almeno ci pensava il mio cielo a piangere un po' per me.
ma prima è arrivato il vento, quello che sa sussurrare parole dolci mentre urla. per un dolore che non si saprà mai, sì, un dolore che lo tortura da sempre. un vento che soffre per qualcosa che non sapremo mai. mai.
dentro. urlava dentro. nel centro della pancia, per colmare una mancanza.
per colmare l'assenza di me.

poi ha bussato alla mia porta. lento ma deciso.
ha urlato un po' in una lingua straniera. la tua.

mi ha accarezzato dentro. mi ha pulito.
il vento prima di regalrmi la mia pioggia, mi ha pulito.
mi ha lasciato un senso di candore. un colore bianco che non dimenticherò mai. il senso dello sweet nothing. la pura bellezza candida di paio di ali. le mie. che ancora non so usare.
ha pulito il cielo e ha pulito il mio corpo per un secondo.
quel secondo in cui ti trovavo sempre, quell'attimo in cui il tuo silenzio si faceva mio. e forse il vento aveva la soluzione di tutto, mentre urlava disperato e chiamava la pioggia forse avrebbe voluto dirmela la verità, quella che brucia.
la verità che risplende nella luna. in quello spicchio che questa notte si fa pieno.
ricorda la prima luna? ora ce ne sono tre a dividere quello che ero.

e il vento lo so che voleva parlarmi, mentre accarezzava la mia pelle sanguinante, sussurrava piccole magie per calmare il mio respiro.
i suoi incantesimi mi hanno tenuto compagnia tutta la notte, ma non ero ancora pronta per comprendere tutto.
tra le sue preghiere mi avrà chiamato piccola fata e si sarà vergognato per me. per le mie mani che combinano disastri, per le mie ali che hanno ancora un colore viola troppo umano, avrà cercato di accarezzarmi le orecchie per sentire se erano pronte ad ascoltare e capire.
gealach
avrà detto il mio nome, tra una carezza e un piccolo bacio.
avrà confessato la mia inesperienza, avrà accusato il mio silenzio. e le mie parole.

piccola fata, ancora non sei pronta, ancora non posso baciarti come vorrei. chiudi i tuoi occhi mortali, lentamente. e lasciami cullare dal ricordo delle tue iridi. lascia che sia io ad abbracciarti questa notte e non i sogni. i sogni questa notte lascia che siano solo degli angeli. tu sei una fata, piccola gealach, solo una fata troppo umana.

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