venerdì, maggio 30, 2008
nessuno sa fare i pacchetti come li fanno ad hong kong.
allora, la nonna ha ritirato il pacco mentre io ero a stampare delle foto, me lo ha detto mentre (lei) tagliava la siepe in camicia azzurra. sono corsa su per le scale e ho tentato di aprire la porta chiusa, mi sono avvicinata alla finestra e ho sbirciato dentro: il pacchetto era lì, sul suo (della nonna) tavolo da pranzo. non volevo crederci, continuavo a ripetere ad alta voce "non è la tua holga, non è la tua holga". odio essere delusa, dalle cose che aspetto da mesi ancora di piu.
canticchiando il mio ritornello sono scesa alla siepe (ovvero dalla nonna) a prendere le chiavi, tutto lentamente per godermi il momento in cui avrei (e ho) aperto la porta e avrei preso (e ho) tra le mani il mio piccolo verde pacchetto.
ho passato dieci minuti di orologio seduta a terra, in camera, a guardare il pacchetto, i suoi quattro francobolli, gli stemmi e le scritte cinesi. ho scattato
una foto all'esterno e sei all'interno con il cavalletto.
ci ho messo mezz'ora abbondante ad aprire, finalmente, il mio bel pacco.
tutto lentamente, tutto sentendomi straordinariamente felice, tutto consapevolmente, tutto cercando di godermi a pieni ogni singolo movimento e pensiero.
ho ricevuto un pacco da hong kong.
la mia holga è arrivata.
giovedì, maggio 22, 2008
scendono dalla macchina e hanno due borse. quattro. due ciascuno.
salutano, regalano limoni ed inviti.
pranzano e vogliono vedere studio aperto. e dopo la rai. e dopo qualsiasi telegiornale passi. bevono il caffè e spariscono tutti. rimaniamo io e il nonno in sala. lui sa che adoro ascoltare le storie di quando cadeva nei fossi e c'era la neve a febbraio o di quando il pippo mitragliava il furgone che trasportava tessuti rossi velluto o cose così, di quel colore lì, quello lì e tutti rubavano dei pezzi. ci chiediamo insieme dove sono stati sepolti i due fascisti che ha visto uccidere come nei film, a mitragliate davanti al cimitero.
per la prima volta realizzo che devo davvero farlo quello che ho sempre voluto, che in fin dei conti i personaggi dei racconti piano piano stanno morendo tutti. che forse è veramente arrivato il momento di trascrivere quello che racconta e di fotografare quello che non c'è piu e quello che rimane.
che di tempo, forse, non ce ne rimane piu molto.
venerdì, maggio 16, 2008
martedì, maggio 13, 2008
cominciò a pentiersi di aver assecondato josef. [...] aveva solo paura: della notte, delle ombre, del buio, dei poliziotti, della collera di suo padre, dei ragni, dei ladri, degli ubriachi, delle signore con il cappotto e sopratutto, quella mattina, del fiume, più scuro di qualsiasi altra cosa a praga.
[le fantastiche avventure di kavalier & clay - m chabon]
è sempre un po' come sentirsi persi quando nella borsa manca qualcosa, anche se si hanno due amici pronti a tenerti compagnia.